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mercoledì 23 marzo 2011

La memoria di Omero

Dopo aver scoperto che i nomi alle guerre vengono affibiati con la più totale libertà sulla base dei codici affibbiati alle varie parti del mondo dal Pentagono, non si sono fatte attendere le reazioni a questo eccesso semantico statunitense.
La reazione più sorprendente è stata sicuramente quella di Ares Hoplites, un venditore greco di souvenir, che da anni afferma di essere l'ultimo discendene in linea diretta del poeta Omero. «Farò causa a tutti quelli che usano in modo improprio i nomi delle opere del mio antenato, che mi è apparso in sogno per dirmi che Odissea e Odyssey Dawn forse hanno una sola cosa in comune: la durata infinita delle gesta di Ulisse e dell'ennesima operazione militare sotto l'egida ONU».
L'Odissea: poema, film e...
Nel mentre, si pensa ad un bel remake del film di Stanley Kubrick, il cui titolo sarà 2011: Odissea nel deserto, che sarà criptico come l'originale in rapporto alle motivazioni dei protagonisti.
Sebbene i complessi personaggi di HAL 9000 e del monolito si dimostrino difficili da reinterpretare in chiave moderna (anche se per il secondo si è pensato a Ferrara dopo cinquanta lampade abbronzanti, visto che è in grado di scatenare lo stesso tipo di reazioni violente), non c'è nessun dubbio che le scimmie della prima scena saranno rappresentati dai capi di Stato e di Governo che quest'epoca così triste ci ha regalato.

domenica 20 marzo 2011

Dichiarata guerra ad Amauroto

Nella confusione generale ingenerata dall'intevento militare in Libia è stata approvata una nuova risoluzione dell'ONU per risolvere in modo diplomatico la situazione della Repubblica di Amauroto, instauratasi da alcune settimane nello stato dello Utah, U.S.A. Cervelli in fuga di ogni parte del pianeta hanno deciso di nascondersi tra le comunità dei mormoni, vista la loro scarsa permeabilità, per fondare una piccola repubblica nascosta (il cui nome è un omaggio all'Utopia di Tommaso Moro). La soluzione, ovviamente, sarà attaccarla con aerei da guerra.

Mannaggia la guerra libica
Il povero staterello in questione voleva riorganizzare tutto lo scibile umano per ridare spinta all'umanità: creare progresso grazie a cultura e scienza è il loro obiettivo da fantascienza.
In questa nazione aconfessionale vige il ripudio della "guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", ci riferisce un costituzionalista mattacchione che non aveva più posto in Italia. 
I Potenti del mondo sono d'accordo sul da farsi: «Non sappiamo molto bene a cosa serve l'intelligenza, ma siamo disposti a lanciare un sacco di missili per avere un po'». «Alcuni scienziati hanno riferito che i maschi intelligenti e colti esercitano un certo fascino sulle donne: vuol dire che la cultura non è così inutile come sembra», suggerisce un diplomatico italiano, il Dr. De Bello Gallico.
Invaderemo la Battonia?
Berlusconi ha poi provato ad inserire fra i vari interventi militari anche la riconquista della Repubblica di Battonia, creata da sue conoscenti per assicurare l'esistenza di un paese dal sesso facile e (relativamente) a pagamento, ricordando di non aver baciato solo la mano della loro leader, ma anche dell'altro.

giovedì 17 marzo 2011

Dis-Fatta L’Italia...

... ora tocca disfare gli Italiani, si potrebbe dire facendo il verso ad una famosa frase attribuita dai più a Massimo D’Azeglio. 
Italia, rifatti sotto...
C'era bisogno di un grande scoop per celebrare in modo nichilista una festa così polemica e noi ce l'abbiamo.
Raccogliamo con grande orgoglio in un’intervista fiume il pensiero del Milite Ignoto, che taceva fin dai tempi della Grande Guerra.

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«Che ne pensa del Compleanno d’Italia?», domandiamo circospetti. La risposta potrà risultare scioccante per molti lettori: «Non mi piacciono le corone di fiori, eppure tutti gli anni me ne portano sia il 4 novembre che il 2 giugno, ma mi sembra veramente troppo che debba riceverne anche il 17 marzo. I fiorai devono vivere anche loro, è vero, ma non capisco questo accanimento terapeutico-floreale».

«Sono piuttosto stufo anche del mio epitaffio» continua infervorata la vittima di una delle tante stupide guerre del mondo, «lo posso recitare a memoria: "Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria". Sento spesso le guardie leggerlo per poi affermare che quello che lo ha scritto probabilemente si è mangiato un vocabolario».

Aggiunge puntiglioso: «Le polemiche sui festeggiamenti odierni sono state tante, ma la più importante, secondo me, è quella sulla scansione temporale: gli eventi più importanti si tengono a Roma, che forma parte dell’Italia da soli 140 anni, mentre io sono nel mio sacello solo da 90 anni. Se non si conosce la Storia, perché ci si sente orgogliosi delle sue imprecisioni».

Prima di ricadere nel sonno conclude: «Festeggiare la fondazione di un regno significa celebrare il proprio passato. Un grande paese dovrebbe brillare per il proprio futuro e non per il proprio passato. E poi, in realtà, io passavo di lì per caso, la guerra non mi è mai piaciuta, neanche se serve a fondare una patria».

Le parole di un eroe superano sempre qualsiasi tipo di editoriale, il significato di un simbolo serve a creare pathos laddove normalmente ci sarebbe bisogno di logos.