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giovedì 28 aprile 2011

La solitudine dei responsabili primi - Capitolo 5

Avere problemi con la giustizia non era mai rientrato nei miei piani, ma gli scandali sessuali erano un obbligo per tutte le persone del mio livello.
L'intercettazione di due telefonate mie a due veterinari coinvolti in un enorme traffico di sostanze cancerogene (somministrate a bovini di mezza Italia per aumentarne la produzione di latte) scatenò il putiferio.
«Portami una giovane cagna», era stata la frase che mi incastrava. Pubblicata sui giornali, aveva causato un improvviso ed ingiustificato calo di preferenze nei miei confronti.
Le indagini avevano poi chiarito qual era il campo di imputazione: 544-ter del Codice Penale, ovvero "maltrattamento di animali". Ebbene sì, attraversavo una fase di zoofilia, ne avevo abbastanza del sesso facile con ragazze bellissime.
Il processo terminò con un nulla di fatto, un'assoluzione con formula piena nei miei confronti sulla base di una semplice circostanza: non avevo maltrattato nessun animale vivo, perché attraversavo anche una fase di necrofilia. In realtà, agli atti, risultò che soffrivo le conseguenze di uno degli ultimi attentati: la consulenza medica di parte fece passare la versione di un'alterazione dello stato di coscienza, dovuto ad un recente trauma cranico.
L'opinione pubblica, in ogni caso, rimase totalmente indifferente (ci avrei proprio giurato), mentre nei circoli delle persone "per bene", dove c'erano cani bellissimi che valevano migliaia di euro (che iniziavano ad avere uno sguardo piuttosto smarrito) si propagò la moda di fare sesso come lo avevo fatto io, visto che avevo convinto buona parte del jet set della genuinità di tale esperienza (che io non avrei ripetuto mai più, visto che ero tornato ad accoppiarmi con donne giovani, procaci e con tanta voglia di fare spettacolo).
In un'intervista al giornale "Amici della Verità" (appena fondato da mio cugino, che aveva avuto in sposa una figlia di un ministro come se si trattasse di un matrimonio tardo-medievale) finalmente si chiarì la mia posizione: un politico senza uno scandalo sessuale perdeva appeal, era stata un'invenzione dei media e/o dei rivali politici e c'era bisogno di una legge che ripristinasse lo status quo e/o la verità.
Una settimana più tardi fu emanata una legge di protezione del buon nome dei politici, una sorta di damnatio memoriae al contrario: quando un politico veniva assolto (in qualsiasi modo), venivano cancellati tutti i dati del processo in tutti i luoghi materiali e non in cui fosse stato trattato. La reputazione dei "politici per bene" era finalmente salva grazie a me o, per meglio dire, all'amplesso canino con Kitty e Minnie (la gente da sempre brutti nomi ai cani di piccola taglia).



COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Questo è un racconto in sette puntate, scritto nella notte del 22 aprile 2011.
Un avviso è d'obbligo: ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti o esistiti è puramente casuale.
Sarà facile trovare le varie puntate, semplicemente cercando e cliccando sulla tag solitudine responsabili primi.
Non sarà possibile commentare, visto che durante questa settimana sarò assente (l'ultima puntata, quella del 30 aprile, sarà commentabile).

Ribadisco che questo piccolo progetto mi sta molto a cuore, come già ho fatto in un'altra occasione.
Propongo di nuovo una piccola iniziativa per far crescere questo blog, creando i presupposti per convertirlo in un luogo dove sviluppare idee, sebbene il punto di partenza sia solo un abbozzo di satira.
Se ti piace quello che leggi, ti suggerisco di copiare ed incollare il link di questo pezzo (o di uno che ti è piaciuto) in un'email da mandare a persone con una sensibilità affine alla tua (alla nostra, diciamo) o semplicemente farlo girare sulle reti sociali.
In poche parole, vorrei essere presentato a persone che forse potrebbero apprezzare le cose che scrivo.
Faccio affidamento, in particolare, sulle persone (followers e non) che mi seguono tutti i giorni in questa nuova avventura pseudo-letteraria. 
Grazie