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domenica 29 maggio 2011

Calcio e religione Barça

Il Barcellona ha vinto per la terza volta in sei anni la Champions League e già si parla di culto. Ovviamente il Barça è già diventato una vera e propia religione con Messi come piccolo dio del calcio, Guardiola come gran sacerdote ed il tiqui-taca come nuovo testo sacro della tattica calcistica. Il Barcellona è tanto importante da aver causato lo sgombero a manganellate dei manifestanti spagnoli che occupano la centralissima Plaça Catalunya, che si trova a fianco di Canaletes, il luogo sacro dove si festaggiano i titoli culé.
Credi: ecco il tuo nuovo dio!
«Ora il Barcellona è sul tetto del mondo, creando un vero culto mistico del tiqui-taca, ma presto inizieranno a fioccare gli scandali come in qualsiasi altra religione», vaticina lo storico laico del calcio José Balompié.
«Arriverà prima la scomunica del catenaccio da parte del fondatore del barcellonismo, Johan Cruiff, con la conseguente pesante persecuzione dei "liberi"; poi sarà il turno delle crociate nei confronti di tutti i centrocampisti centrali di contenimento: in questa fase nessuno oserà opporsi all'egemonia religiosa del Barça».
«Ovviamente, poi, arriverà la fase degli scandali: un calciatore omosessuale in rosa, violenze sessuali sui "pulcini" della Masía, riciclaggio di capitali sporchi di dubbia provenienza attraverso gli sponsor».
«Il tracollo della religione barcellonista porterà all'estinzione del calcio: dopo anni ed anni di successi calcistici, facendo il miglior calcio possibile, non potrà non succedere. Il declino di Messi comporterà un affievolimento del concetto di divinità: finalmente tutti capiranno che suonare Bach ha qualcosa di sacro, mentre fare tre palleggi con il pallone è solamente un'attività sportiva».
«Da questo panorama futuro potrebbe apprendere qualcosa la Chiesa: per combattere la crisi delle vocazioni basterebbe praticare un po' il fair play per continuare a credere che ci sia bisogno di credere», arguisce Don Balompié.