A grande richiesta torna "L'angolo De Mente", la rubrica nella quale si analizzano aspetti dell'attualità dal punto di vista delle più interessanti e recenti teorie della psicologia moderna.
Il Prof. De Mente torna da un lungo soggiorno all'estero in cui ha studiato i meccanismi della fiducia tra le tribù dei Kisifida delle foreste Bonga Bonga, conosciuti già tra gli studiosi per una loro peculiarità: non appena un membro della tribù si china, un altro membro è subito pronto ad abusarne "da dietro".
«Grazie all'interazione con gli indigeni allupati ho potuto verificare i meccanismi della sfiducia, un sentimento umano inversamente proporzionale al livello di attenzione: se si è sempre attenti, ci si può fidare di tutti quelli che sono intorno a noi», spiega il Prof.
«Quando Berlusconi afferma che andrà via solo quando sarà sfiduciato, quello che vuole dire in realtà è che il governo cadrà quando il suo livello di attenzione scenderà sotto soglie che lo preoccupano: tenere sotto controllo un contesto emotivo così complicato (dato dalla compene- trazione di diversi fattori come l'amore a pagamento, la politica a pagamento, le relazioni umane a pagamento e dalla circostanza ingrata della negazione di un numero conside- revole di soggetti di questo sistema di piaggieria e clientelismo a pagamento) potrebbe sfiancare chiunque, si ha bisogno di un livello di attenzione sovrumano. Senza dubbio, se continuano ad aprirsi tanti fronti, è difficile controllare tutto e la sfiducia negli altri sarebbe in agguato: il premier senza fiducia, ossia un Berlusconi sfiduciato, sarebbe già un premier perculato».
La fiducia si guadagna goccia a goccia, ma si perde a litri |
«Nell'ottica di quanto già affermato, ho preparato un conve- gno dall'argomento suggestivo "Fidarsi è bene, sfidarsi è meglio", in cui si cercherà di analizzare il rapporto tra sfiducia altrui e sfiducia in se stesso: sfiducia non vuol dire solo mancanza di fiducia da parte degli altri, ma anche la sensazione di non essere più all'altezza (o forse di non esserlo mai stato). È così che la sfiducia si trasforma in sfida: nessuno ha il diritto di toglierci la fiducia, fin quando ci sentiremo in grado di fare quello che vogliamo fare. La fiducia (e la sfiducia) alla fin fine ce l'ha chi la vuole avere, sono meri atteggiamenti psicologici, anche in politica.
Il gioco della sfiducia sarà la dimostrazione pratica di questa teoria: tutti i partecipanti al convegno potranno lanciare il proprio portafogli in un fossato pieno di politici, legandolo, però, ad un filo, che attiverà un doppio meccanismo. Se il politico si china a prenderlo, il portafogli potrà essere leggermente allontanato, tirando il filo. Ovvia- mente il politico avrà il riflesso per lanciarsi in posizione quasi prona: in quel momento verrà fuori dal nulla un indigeno dei Kisifida, che darà una bella lezione sulla fiducia allo sventurato ed avido uomo politico (potrebbe essere chiunque, il sindaco della tua città, un membro del governo o addirittura uno che potrebbe far parte dell'ormai famosa lista dell'outing)», conclude il Prof.