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mercoledì 13 aprile 2011

Codice Penale: per molti, ma non per tutti

«Oggi, in Parlamento, si è consumata l'ennesima violenza sullo "Stato di Diritto", che in nessun momento ha dimostrato di essere consenziente», ci spiega il Prof. De Iure Condendo, consulente del PD in materia di Giustizia (è l'uomo responsabile del fatto che tutti i leader del Partito Democratico non sappiano quasi niente sulla materia, perché non ha ancora deciso quale dovrebbe essere la linea da seguire).
Se no, Alfano non lo capisce
Con un colpo di coda all'ultima votazione sono stati introdotti nuovi reati nel Codice Penale.
Con l'introduzione del Titolo IX-bis del Libro II del Codice Penale,  la cui rubrica sarà "Dei delitti in cui il buon costume è un optional", sono stati creati tre nuovi reati:
1) Violenza sessuale democratica: quando si consumi un rapporto sessuale con la Democrazia o la Giustizia al fine di fare i propri comodi con una o entrambe;
2) Atti osceni nella televisione pubblica: quando in una rete RAI venga trasmesso un programma che fa dell'oggettività un inutile orpello con il solo fine di dare una visione distorta e filogovernativa della realtà;
3) Bacio della morte: atto libidinoso volto a creare rapporti di intimità che ingenerano l'aspettativa di un lavoro in tv.
Ovviamente, tali reati sono stati subito inseriti nella nuova disciplina della "precrizione breve", per cui essere incensurato sarà una garanzia quasi certa d'impunità.
Il ministro Alfano si dimostra soddisfatto per questa grande riforma processuale "a tutto vantaggio della legalità": «Oggi ho anche scoperto che il Codice Penale è chiamato Codice Rocco in onore del suo ideatore e non come omaggio al grande Siffredi, però da oggi sarà conosciuto come "Codice Rocco e i suoi fratelli", vista la necessità di rapporti da famiglia allargata per ottenere benefici in questo paese».

mercoledì 6 aprile 2011

Più pene per Berlusconi

Approfittando di uno strano periodo di ingiustificato accanimento della giustizia italiana nei confronti del primo ministro e dell'andazzo volgare del paese, Peppino Pisellone, il webmaster di allungapene.it, è pronto a lanciare una geniale campagna pubblicitaria con Berlusconi come speciale testimonial.
Se ti senti chiamato in causa...
«"Parlano sempre di aumento pene nei miei confronti, ma finora nessuno ce l'ha fatta. Fino a quando è arrivato PeneGiusto"» reciterà la nuvoletta sovrapposta ad una foto non autorizzata di Berlusconi che tiene sulle proprie gambe una sciaquetta a caso, che magari oggi ricopre già qualche importante carica politica».
Pisellone è a dir poco entusiasta: «Siamo di cultura giustizialista onanista: PeneGiusto (che, in ufficio, chiamiamo "Ok, il pene è giusto" in onore della Zanicchi) è un prodotto che permette di avere più pene, ma senza soffrirne le conseguenze, anzi godendosela come Larussa in una "fiesta blanca". Dopo la certezza della pena è importante stabilire la lunghezza del pene tra i valori della cultura giuridica occidentale. La giustizia consiste nell'avere un membro, anche di partito, che "di giustezza" ci faccia fare bella figura in ogni situazione, soprattutto quando si tratta  di perculare il prossimo (o la prossima). Come direbbe il poeta "La giustizia risiede nell'eterna lotta per avercelo più grande"».
Non ci vorrà la prescrizione medica, ma solo la prescrizione come causa di estinzione del reato.
Varie le reazioni: l'onorevole Cazzutini della Lega ha già fatto una brillante analisi politica:  «Finalmente passiamo dal celodurismo al celogrossismo, incutendo così più timore nell'avversario politico con una rinnovata e poderosa virilità». «Per un leader grande ci vuole un pennello grande» ci ha ricordato il Sig. Cinghiale. «I grandi politici si vedono dalle loro dimensioni», ha infine dichiarato Marine Le Pen.
Il prossimo testimonial sarà probabilmente Goku, il personaggio di Dragon Ball, con la sua famosa frase "Bastone, allungati".

martedì 5 aprile 2011

La Giustizia si confessa

La Giustizia ha deciso di dire la sua, ma non è un semplice modo di dire: Iustitia, dea e raffigurazione classica della Giustizia fin dall'epoca classica, immortalata in quadri e statue che si ispirano alla mitologia greco-latina per simbolizzare la regolazione delle relazioni fra gli esseri umani, una delle Ore (non la rivista), ha deciso di rilasciare un'intervista in esclusiva a notiziedelfuturo.
Foto del Facebook di Iustitia
L'intervista si svolge nel Bar antistante al Palazzo di Giustizia di Milano, perché non se la sente di dare troppo nell'occhio entrando.
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«Conosco il titolo dell'intervista e posso affermare oltre ogni ragionevole dubbio che questa non è una confessione, né dal punto di vista giuridico né dal punto di vista religioso», afferma puntigliosa Astrea (visto che ha tanti soprannomi, le piace variare), «voglio solo evidenziare i maltrattamenti quotidiani che ricevo in Italia. Ieri, ad esempio, sono andata in Parlamento per vedere un po' cosa avevano in serbo per me (ultimamente cose brutte, un po' ad personam, ma si sa che l'unica legge che si applica in Italia è la legge del più forte): ebbene, un parlamentare del gruppo dei responsabili (non ne sono sicura, anche perché il gruppo in questione varia molto) mi ha apostrofata dandomi dell'handicappata del cazzo sulla base del fatto che, pur non essendo cieca, ho seri problemi motori, visto che porto una benda sugli occhi ed ho sempre le mani occupate da spade e bilance. Nel Transatlantico sono inciampata per ben tre volte».
«Ed infine ho delle rimostranze da fare: 1) Le classiche frasi come "Giustizia è fatta" o "Giustizia sarà fatta" lasciano sottintendere una mia tossicodipendenza, quando è già sufficiente avere Larussa che si occupa del tema. 
2) Basta crocifissi nelle aule di giusitizia (che, come dice il nome, sono mie): la giustizia non è un'emanazione divina, al massimo è un'esalazione mia, direi quasi un peto, visto lo stato dell'arte.
3) Questa storia della separazione delle carriere dei magistrati mi preoccupa, perché poi  si sa che, quando qualcosa si rompe, il passo successivo è sempre il divorzio», conclude la divina Diche.

lunedì 14 marzo 2011

Processo breve nucleare

Se in Giappone preoccupa la crisi relativa alla centrale nucleare di Fukushima, in Italia a questa preoccupazione comune si aggiunge quella del processo breve: facciamo una fusione, hanno proposto allora Zichichi ed Alfano (pur essendo d'accordo sulla parola, non si crede che abbiano voluto dire esattamente la stessa cosa).
Durante il convegno sullo "Sviluppo sostenibile dei processi a carico d'incensurati abbienti e rapporto con le fonti di energia rinnovabili come il denaro", i due illustri siciliani hanno annunciato una sinergia fra politica e fisica, i due campi dello scibile umano dove è possibile dividere un capello in due all'infinito. La soluzione per il processo breve si troverebbe nell'energia nucleare, e viceversa: le radiazioni nucleari garantirebbero un'abbassamento della vita media dei processi senza alcun bisogno di inventarsi un provvedimento legislativo di dubbia costituzionalità. A sua volta l'impegno dello Stato nel non punire condotte penalmente rilevanti, a distanza di un lasso relativamente breve di tempo, potrebbe dare il "la" ad una decadenza accelerata delle scorie («anche quelle della società o della magistratura», dichiara orgoglioso il Guardasigilli).

Godzilla, de lege ferenda
Godzilla, già eletto presidente della commissione sul processo breve nucleare, ha inviato un messaggio molto chiaro: «Non sono un kaiju», ricordando le dichiarazioni di un famoso allenatore di calcio portoghese. «Il nostro scopo non è far girare i protoni e gli elettroni alla gente, ma garantire un processo pulito per ottenere l'energia necessaria a far funzionare la giustizia in Italia. Grazie ai mostri come me l'umanità ha sempre sperimentato uno straordinario progresso in ogni campo».