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sabato 16 luglio 2011

Ballando con la scuola

Il latino ha ormai fatto il suo tempo, ma nessuno si aspettava che venisse del tutto cancellato con un colpo di spugna, così all'improvviso, nottetempo in un'ennesima riunione notturna del Parlamento. Non c'è più niente da fare: a partire dall'anno scolastico 2011/12 la lingua latina verrà sostituita dai balli latino-americani.
Immagine di una lezione
«I giovani non hanno bisogno di imparare cose inutili per il loro futuro professionale ed una lingua morta, che in molti utilizzano per darsi delle arie come tanti sapientoni, è esattamente ciò che non fa al caso loro», spiega Gabriella Culturella, prima firmataria del progetto di legge.
«Finalmente nessuno si sentirà più impacciato ai villaggi vacanze quando arriva il momento del Tiburón o di Mueve la colita. Per tutti sarà più facile trovare un partner, socializzare si convertirà in un compito meno duro grazie ai movimenti sexy dei fianchi».
«Tra l'altro, verrà abolita la versione di latino tra le prove di maturità al liceo, sostituendola con una bella coreografia di gruppo».
«La parte più interessante del provvedimento, però, è un'altra: la scuola pubblica sarà il posto ideale per reintegrare nella società centinaia di cubane e venezuelane, che sono ormai senza lavoro dopo la chiusura dell'Olgettina, di Villa Certosa e tanti altri posti simili. Per evitare che tornino a cadere in tentazione diventeranno da subito insegnanti con uno stipendio medio di quattordicimila euro al mese. Questo governo conferma ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, che è sempre dalla parte dei più deboli».

mercoledì 16 marzo 2011

Sgominata una banda di ballerine

Con il grande successo del film "Il cigno nero" è tornata di moda la danza classica. L'occasione era troppo ghiotta per le componenti del Teatro dell'Opera della Siberia Africana per vivere una vita migliore in Italia, dopo anni ed anni di studio.

Tutte accartocciate in un grand jeté, sono penetrate facilmente in Italia all'interno dei classici tubi portadisegni per poi darsi ad una vita dissoluta piena di coreografie in strada in puro stile flashmob. A Rotonda (PZ) è stato inscenato "Il Lago dei Macigni", una rivisitazione del famoso balletto di Čajkovskij (o Chaikovskij, come dicono le donne impellicciate che vanno a qualsiasi "prima" di un'opera a teatro, dimenticando spesso che la cultura inizia dalla "seconda"), in cui le ballerine fingono il suicidio, tirandosi in un specchio d'acqua di cartapesta con un masso legato al collo. Sebbene si sia sfiorata la tragedia in più occasioni, è stato allestito anche un altro balletto, "Lo Schiaccianoci di Cocco", storia strappalacrime che racconta le vicende di donne immigrate che, per richiamare l'attenzione sulla propria condizione, si associano con i tipici venditori di cocco di tante spiagge italiane, rompendo le noci con un arabesque o una testata.
Chi vuol essere cigno?
Avendo capito subito che la cultura in Italia non porta proprio da nessuna parte, si sono fatte arrestare come clandestine, chiedendo asilo. È stato decisivo, allora, l'inatteso intervento del neo-ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan, che le ha regolarizzate ipso facto, facendole assumere in blocco da ricche famiglie del Nord-Est con funzioni ben precise: raccogliere cose cadute a terra con un grand plié o essere talmente magre da essere usate dalle facoltose madri padane come esempi di bambine africane, il cui stato di denutrizione deve essere scongiurato con una buona e costante alimentazione.

«A me piacciono più le gnocche che ballano funky, ma devo ammettere che una ragazza in tutù in giro per casa può fare sempre comodo... Oggi è facile avere delle ballerine di danza classica a propria disposizione, ce le hanno praticamente tutti... tranne te, tranne te, tranne te, tranne te... », ha dichiarato un ispirato Fabri Fibra in risposta all'affermazione di un ancora impacciato Ministro della Cultura, che ha affermato soddisfatto: «Non pensavo che la danza classica potesse essere catalogata come cultura e, comunque, non pensavo che la cultura potesse realmente servire a qualcosa».