mercoledì 27 aprile 2011

La solitudine dei responsabili primi - Capitolo 4

Era importante per me mantenere viva l'attenzione sul mio personaggio per far sì che l'opinione pubblica avesse dei veri e propri sensi di colpa nei miei confronti, lasciando così da parte l'astio che suscitavo.
Una delle mie armi preferite erano i "finti attentati": da un paio d'anni, quando in giro si cominciava a dubitare della mia importanza politica, facevo valere i miei contatti negli ambienti criminali per realizzare qualche agguato nei miei confronti.
A seguito del famoso rapimento avevo ottenuto anche una scorta, circostanza che facilitava la veridicità degli attentati nei miei confronti.
Proprio l'altro ieri mi hanno sparato, però avevo indosso un provvidenziale quanto scontato giubbotto antiproiettili.
Non temevo che tutto si ritorcesse contro di me come nella favoletta che mi raccontavano da piccolo, quella di "Al lupo! Al lupo!" (la cui morale, mi avevano spiegato, consisteva nel fatto che il pastore aveva una limitata influenza sui propri concittadini, motivo per il quale veniva mangiato alla fine).
I giornali impazzivano per gli attentati mal riusciti, per cui riuscivo ad ottenere interviste nei vari quotidiani a tiratura nazionale con gran facilità. «Non riusciranno a fermarmi: io faccio il bene di tutti» era la mia frase, il mio "tormentone", con cui chiudevo ogni intervista. Ormai lo utilizzavo sempre come motto nelle mie campagne elettorali, risparmiando sul marketing elettorale (già avevo lo slogan impresso su centinaia di miglia di magliette).
Per essere sicuro di essere preso sul serio, ad esempio, in un attentato di sei mesi, fa ho voluto fare le cose per bene: la mia macchina era collegata ad una bomba, circostanza di cui ero a conoscenza, così come sapevo quali cavi avrei dovuto tagliare per disattivarla.
Mi sono preso così sul serio da aver tagliato non solo i cavi giusti, ma anche l'indice della mano sinistra con cui separavo il cavo rosso da quello verde. Questa ferita da guerra faceva di me un moderno eroe parlamentare ed inoltre mi garantiva l'accesso a pratiche sessuali per me sconosciute fino a quella fortunata amputazione (ora fare fisting era molto più comodo e semplice).



COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Questo è un racconto in sette puntate, scritto nella notte del 22 aprile 2011.
Un avviso è d'obbligo: ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti o esistiti è puramente casuale.
Sarà facile trovare le varie puntate, semplicemente cercando e cliccando sulla tag solitudine responsabili primi.
Non sarà possibile commentare, visto che durante questa settimana sarò assente (l'ultima puntata, quella del 30 aprile, sarà commentabile).

Ribadisco che questo piccolo progetto mi sta molto a cuore, come già ho fatto in un'altra occasione.
Propongo di nuovo una piccola iniziativa per far crescere questo blog, creando i presupposti per convertirlo in un luogo dove sviluppare idee, sebbene il punto di partenza sia solo un abbozzo di satira.
Se ti piace quello che leggi, ti suggerisco di copiare ed incollare il link di questo pezzo (o di uno che ti è piaciuto) in un'email da mandare a persone con una sensibilità affine alla tua (alla nostra, diciamo) o semplicemente farlo girare sulle reti sociali.
In poche parole, vorrei essere presentato a persone che forse potrebbero apprezzare le cose che scrivo.
Faccio affidamento, in particolare, sulle persone (followers e non) che mi seguono tutti i giorni in questa nuova avventura pseudo-letteraria. 
Grazie