Fin da piccolo avevo sempre saputo dove sarei arrivato da grande.
All'età di 10 anni sono stato masturbato da una giovane donna politica brasiliana in una riunione politica del partito di papà. Ovviamente non potevano mancare le ragazze impegnate in politica, che accompagnavano grandi uomini politici in ogni evento politico. Il mio destino era, quindi, la politica.
Ricordo con piacere questo aneddoto della mia infanzia, tanto da raccontarlo nelle cene di partito: soprattutto quando ci si trova in un momento di riflessione nel partito, risulta un vero toccasana per tirare su il morale dei membri e degli organi del partito.
Ebbene sì, oggi sono il deus ex machina di un importante partito italiano. Dicendo importante, non voglio dire "storico", "dallo sconfinato bacino elettorale", "grande", ma semplicemente importante per mantenere i più delicati equilibri parlamentari.
Mi chiamo Primo Responsabile (mio padre Eustachio Responsabile mi aveva chiamato così perché ero il primo figlio maschio, destinato ad ereditare il suo impero di voti) ed ovviamente faccio sempre quello che ci si aspetta da me.
D'altronde, faccio solo quello che mi aveva insegnato mio padre, un uomo che disponeva di centinaia di migliaia di voti, ereditati a sua volta da mio nonno grazie ad un rapporto quasi feudale con gli abitanti della zona che da sempre domina la mia famiglia.
Nello studio di mio padre c'erano tante librerie, ma nessun libro («la cultura non serve ad un cazzo, figlio mio», mi diceva sempre; forse per questo motivo mi sono laureato con il massimo dei voti ed ho due prestigiosi master senza avere mai aperto un libro). Senza dubbio, però, il centro della scena era per un quadro in cui era scritto l'articolo 67 della Costituzione Italiana: "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". «Capisci, Primo, non hai nessuna obbligazione nei confronti degli elettori, che, però, avranno sempre l'obbligazione di votarti. Cerca di essere sempre Responsabile, di nome e di fatto, facendo solo quello che ti farà avere qualcosa in cambio. Do ut des, dicono i preti».
D'altronde, faccio solo quello che mi aveva insegnato mio padre, un uomo che disponeva di centinaia di migliaia di voti, ereditati a sua volta da mio nonno grazie ad un rapporto quasi feudale con gli abitanti della zona che da sempre domina la mia famiglia.
Nello studio di mio padre c'erano tante librerie, ma nessun libro («la cultura non serve ad un cazzo, figlio mio», mi diceva sempre; forse per questo motivo mi sono laureato con il massimo dei voti ed ho due prestigiosi master senza avere mai aperto un libro). Senza dubbio, però, il centro della scena era per un quadro in cui era scritto l'articolo 67 della Costituzione Italiana: "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". «Capisci, Primo, non hai nessuna obbligazione nei confronti degli elettori, che, però, avranno sempre l'obbligazione di votarti. Cerca di essere sempre Responsabile, di nome e di fatto, facendo solo quello che ti farà avere qualcosa in cambio. Do ut des, dicono i preti».
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Questo è un racconto in sette puntate, scritto nella notte del 22 aprile 2011.
Un avviso è d'obbligo: ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti o esistiti è puramente casuale.
Sarà facile trovare le varie puntate, semplicemente cercando e cliccando sulla tag solitudine responsabili primi.
Non sarà possibile commentare, visto che durante questa settimana sarò assente (l'ultima puntata, quella del 30 aprile, sarà commentabile).
Ribadisco che questo piccolo progetto mi sta molto a cuore, come già ho fatto in un'altra occasione.
Propongo di nuovo una piccola iniziativa per far crescere questo blog, creando i presupposti per convertirlo in un luogo dove sviluppare idee, sebbene il punto di partenza sia solo un abbozzo di satira.
Se ti piace quello che leggi, ti suggerisco di copiare ed incollare il link di questo pezzo (o di uno che ti è piaciuto) in un'email da mandare a persone con una sensibilità affine alla tua (alla nostra, diciamo) o semplicemente farlo girare sulle reti sociali.
In poche parole, vorrei essere presentato a persone che forse potrebbero apprezzare le cose che scrivo.
Faccio affidamento, in particolare, sulle persone (followers e non) che mi seguono tutti i giorni in questa nuova avventura pseudo-letteraria.
Grazie
Grazie