sabato 18 giugno 2011

Piccole memorie di una sciacquetta

Sono stata (ben)educata all'Istituto Paritario Maria Maddalena alla cui entrata campeggiava ovviamente la nostra santa patrona in atteggiamento lascivo con un tipo di nome Gesù (opera di un famosissimo pittore scomunicato dalla Chiesa, l'ormai dimenticato Gianculo Tette Della Madonna).

Questa dimostrazione di cattivo gusto doveva in qualche modo marcare a fuoco tutte le ragazze che entravano in un istituto prestigioso, fondato nel 2009 al solo fine di educare le allieve nella missione più nobile di tutte: compiacere i potenti.
In questo istituto si potevano portare a termine le scuole medie inferiori (definizione arcaica, ma ancora in uso nel DoppiaM, il nomignolo affettuoso della scuola) ed il biennio delle scuole superiori (liceo classico e scientifico) in un'età compresa tra i 10 ed i 15 anni per poi fare il tipico 3x1 (tre anni in uno) per ottenere un diploma più o meno a 16 anni. Il titolo di studio in sé e per sé non interessava a nessuna, perché i genitori di ognuna di noi ci avevano spiegato che un diploma serviva solo per "nettarsi le natiche" (siamo tutte di famiglia borghese e benestante, in cui l'espressione "pulirsi il culo" viene considerata un po' plebea).
In realtà, eravamo le Vestali del nuovo millennio, piccole vergini che avrebbero vegliato sul fuoco segreto degli uomini di potere in Italia.
Non appena entrate, venivamo vestite tutte con una semplice tunica bianca di raso, circostanza spiegabile solo con il mancato avvento della pubertà.
La tunica bianca, infatti, ci veniva fornita in quantità industriali, ma di un'unica taglia comune per tutte. Se in un primo momento sembravano tutte dei piccoli fantasmi, con il passare del tempo e con lo svilupparsi dei caratteri sessuali secondari (fianchi che si ingrossano, tette che crescono come teneri boccioli per poi diventare frutta matura di varie dimensioni: chicchi d'uva, pesche, mele, pere, cocomeri) le tuniche cominciavano a risultare più strette, marcando così le forme della femminilità di ogni allieva.
Poteva anche accadere che una bambina come me, che quando era entrata al DoppiaM era alta un metro e quaranta, potesse trasformarsi, quindi, in una provocante quindicenne di un metro ed ottanta, a cui la famosa tunica faceva ormai da minigonna, senza parlare della fatica che faceva il busto della tunica, trasformata ormai in una sofferta scollatura che doveva contenere amala pena la mia quarta abbondante.
Al compimento del quindicesimo anno di età era la Madre Superiora Maria Vagina Addolorata a prendere in disparte la festeggiata ed a spiegarle che la tunica era lo strumento più comodo per verificare se una ragazza avrebbe avuto o meno il phisique du rôle.



COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Questo è un racconto in cinque puntate, scritto nella notte del 17 giugno 2011.
Un avviso è d'obbligo: ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti o esistiti è puramente casuale.
Sarà facile trovare le varie puntate, semplicemente cercando e cliccando sulla tag piccole memorie sciacquetta.
Non sarà possibile commentare, visto che durante questi giorni sarò assente (l'ultima puntata, quella del 22 giugno, si potrà commentare).
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In poche parole, vorrei essere presentato a persone che forse potrebbero apprezzare le cose che scrivo.
Faccio affidamento, in particolare, sulle persone (followers e non) che mi seguono tutti i giorni in questa ennesima avventura pseudo-letteraria (chi vuole può leggere il precedente racconto in sette puntate "La solitudine dei responsabili primi", facilmente rintracciabile all'interno del blog con la tag solitudine responsabili primi).
Grazie,