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mercoledì 24 agosto 2011

Bambini attenti, adulti sicuri

I CDC (Centers for Disease Control and Prevention) hanno appena pubblicato una notizia un po' allarmante: il 9% della popolazione statunitense dai 5 ai 17 anni soffre dell'ormai celebre sindrome da deficit di attenzione e iperattività con un aumento dei casi del 30 % in soli 10 anni. Tale sindrome, conosciuta anche con la sigla inglese ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), consisterebbe a grandi linee nella mancanza di concentrazione da parte di bambini ed adolescenti. Tale aumento dovrebbe far riflettere e condurre alle seguenti domande: i minorenni di oggi sono più indisciplinati di quelli di un secolo fa? C'è bisogno di psicofarmaci per arginare la scarsa attenzione dei giovani d'oggi? Non si drogano già abbastanza da soli?
Il Ritalin, il cui principio attivo, il metilfenidato (MPH), è una sorta di anfetamina, è il principale farmaco che cura questa malattia, anche se ce ne sono tanti altri. Tale disturbo non ha una causa ben definita ed i sintomi principali si possono riassumere nei comportamenti tipici da "bambino difficile" o "adolescente problematico".
La professoressa Libera Cazzata, esperta di complotti internazionali e gossip, ha deciso di fare delle rivelazioni che faranno parlare, visto che ha avuto modo di esaminare documenti segreti sulla /b/ di 4chan.
«Ovviamente si tratta di un complotto: tutti i bambini ed i ragazzi che dimostrano di poter cambiare il mondo con la propria creatività, accompagnata da un po' di sana irruenza, vengono "drogati" grazie ad un programma segreto, nato negli Usa degli anni '90, il cui nome è tutto un programma "Don't give them vegetables, turn them into vegetables" (che in Italia, come succede sempre con i film, è stato tradotto in modo approssimativo con "Anche i tuoi figli possono essere delle pacifiche zucche vuote", programma partito da poco anche nel nostro paese, più o meno da quando hanno iniziato a vendere il Ritalin, il cui principio attivo è presente anche nella tabella ministeriale delle sostanze stupefacenti proibite per legge). Tale programma, che si sta espandendo in tutto il globo terracqueo, ha lo scopo non solo di tranquillizzare i minorenni di oggi, ma anche di controllare i maggiorenni di domani», spiega tutta infervorata la Signora Cazzata (ha da tempo rinunciato al titolo accademico per darsi alla macchia e lottare contro le più preoccupanti cospirazioni e leggende metropolitane).
«Creando un alto livello di attenzione nei bambini e nei giovani (e generando un equivalente livello di calma farmacologica), si creano i presupposti per avere futuri adulti, che si limiteranno a fare il compitino per essere meglio accettati nel mainstream, il posto virtuale in cui tutti accettano tutti, purché rassegnati a fare tutti la stessa cosa, cioè vagare nel nulla di una vita senza infamia e senza lode (o, almeno, con una percentuale bassissima della seconda)».
«Saranno, quindi, un pugno di anfetamine a distruggere la creatività dei futuri rivoluzionari, che grazie ad un piccolo aiuto medico potranno avere le allucinazioni comuni a tutti i consumatori, illudendosi di poter comprare o rubare un futuro migliore magari per se stessi, ma mai per gli altri, rubando scampoli di vita comune senza rivoluzione: gli indignados in un futuro prossimo non avranno nessuna possibilità di esistere».
Non stai leggendo, ti distrai facilmente, forse hai l'ADHD
«Quando il programma avrà avuto effetto sulle generazioni future, l'unica controcultura che ci rimarrà sarà il titolo di un disco di Fabri Fibra».

lunedì 27 giugno 2011

Dimissioni di moda

Le dimissioni di Vasco Rossi da rockstar hanno causato un effetto collaterale del tutto imprevisto: dimettersi è più in voga che mai. La moda delle dimissioni si sta espandendo a macchia d'olio e sta toccando i più diversi settori del mondo della cultura e dello spettacolo. Basta dare un'occhiata ai seguenti comunicati stampa.
Vasco dimesso dimissionario
«Noi giocatori siamo troppo vecchi, non abbiamo più il fisico per giocare a pallone, però continueremo a giocare per un'altra squadra qualsiasi di Serie A, che voglia tesserarci; l'impegno con le pubblicità e con vari spot tv continuerà anch'esso, visto che si deve pur arrivare alla fine del mese», annuncia il capitano della Juventus a proposito delle dimissioni di tutti i calciatori della Vecchia Signora.
«Siamo troppo vecchie per continuare a confrontarci con le vedette più giovani. Abbiamo già ventun'anni, culi e tetti sono già da considerarsi flaccidi rispetto alle diciottenni o alle altre quasi maggiorenni, però continueremo con la nostra attività, possibilmente facendo stacchetti a Paperissima o in Parlamento», dichiarano in modo solenne le Veline, che preferiscono le dimissioni preventive ad essere cacciate via, se mai Antonio Ricci un giorno dovesse perdere la famosa scommessa con la Rai e La Repubblica.
«Sono troppo vecchio per continuare a fare l'agitatore, ho già smosso fin troppe coscienze, però continuerò con blog, libri e spettacoli che contengono informazioni che non sono alla portata di tutti, visto che i soldi comunque servono», proclama in tono di denuncia in sede di dimissioni il comico, attore, attivista e blogger Beppe Grillo.
«Fibroga è troppo vecchio, mi dimetto da rapper più figo di tutti, però continuerò a dire volgarità, possibilmente a pagamento ed incassando diritti d'autore, se solo qualcuno vorrà ascoltarmi come cantante pop (se lo ha fatto Neffa, lo può fare chiunque). In ogni caso, ho già scritto il pezzo che segnerà le mie dimissioni, si chiamerà Mi dimetto. Senti come fa: "Mi dimetto, lo dico battendomi il pugno sul petto, mi dimetto, l'hip-hop lo faccio solo per dispetto, mi dimetto, e mi aspetto in premio un bel culetto, mi dimetto, continuando a fare la stessa cosa, così tutto è perfetto"» esterna Fabri Fibra, avvisando che le sue dimissioni sono irrevocabili fino a nuovo ordine, così come si fa In Italia.

mercoledì 16 marzo 2011

Sgominata una banda di ballerine

Con il grande successo del film "Il cigno nero" è tornata di moda la danza classica. L'occasione era troppo ghiotta per le componenti del Teatro dell'Opera della Siberia Africana per vivere una vita migliore in Italia, dopo anni ed anni di studio.

Tutte accartocciate in un grand jeté, sono penetrate facilmente in Italia all'interno dei classici tubi portadisegni per poi darsi ad una vita dissoluta piena di coreografie in strada in puro stile flashmob. A Rotonda (PZ) è stato inscenato "Il Lago dei Macigni", una rivisitazione del famoso balletto di Čajkovskij (o Chaikovskij, come dicono le donne impellicciate che vanno a qualsiasi "prima" di un'opera a teatro, dimenticando spesso che la cultura inizia dalla "seconda"), in cui le ballerine fingono il suicidio, tirandosi in un specchio d'acqua di cartapesta con un masso legato al collo. Sebbene si sia sfiorata la tragedia in più occasioni, è stato allestito anche un altro balletto, "Lo Schiaccianoci di Cocco", storia strappalacrime che racconta le vicende di donne immigrate che, per richiamare l'attenzione sulla propria condizione, si associano con i tipici venditori di cocco di tante spiagge italiane, rompendo le noci con un arabesque o una testata.
Chi vuol essere cigno?
Avendo capito subito che la cultura in Italia non porta proprio da nessuna parte, si sono fatte arrestare come clandestine, chiedendo asilo. È stato decisivo, allora, l'inatteso intervento del neo-ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan, che le ha regolarizzate ipso facto, facendole assumere in blocco da ricche famiglie del Nord-Est con funzioni ben precise: raccogliere cose cadute a terra con un grand plié o essere talmente magre da essere usate dalle facoltose madri padane come esempi di bambine africane, il cui stato di denutrizione deve essere scongiurato con una buona e costante alimentazione.

«A me piacciono più le gnocche che ballano funky, ma devo ammettere che una ragazza in tutù in giro per casa può fare sempre comodo... Oggi è facile avere delle ballerine di danza classica a propria disposizione, ce le hanno praticamente tutti... tranne te, tranne te, tranne te, tranne te... », ha dichiarato un ispirato Fabri Fibra in risposta all'affermazione di un ancora impacciato Ministro della Cultura, che ha affermato soddisfatto: «Non pensavo che la danza classica potesse essere catalogata come cultura e, comunque, non pensavo che la cultura potesse realmente servire a qualcosa».