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lunedì 4 luglio 2011

Delta Force, forse

Da giorni si fa un gran parlare della struttura Delta, ovvero la misteriosa task force che avrebbe messo su Berlusconi per controllare l'informazione nelle reti pubbliche. Partendo dal presupposto che ogni governo che si rispetti controlla spietatamente la disinformazione del proprio paese, non ci si può non chiedere quale sia la sottile linea di discrimine, la variabile Δ, che separa informazione e disinformazione.
Struttura Delta? Ma cos'è?
«È stata istituita una nuova task force per debellare il fenomeno: sarà la Delta Force, la cui missione è liberare l'informazione pura e libera dalla prigionia in cui la mantengono i cattivi della struttura Delta», spiega il noto e sempre protagonista Colonnello Sgamotutto a capo del gruppo speciale per la liberazione dell'informazione.
Sarà, però, Lui Ti Vi, uno specialista cinese in complotti mediatici, che da anni vive in Italia, a guidare le operazioni grazie alle idee sviluppate nel think tank TV Pubblica Privata della Libertà (che dà anche il nome all'operazione ed al workshop del quale riportiamo le conclusioni) su incarico della Lei.
Ci penserà la Delta Force?
«L'Equazione di Price è la migliore chiave di lettura: WΔZ» afferma Lui.
«Forse qualcuno ha visto il film omonimo e sa bene di cosa parlo: l'essere umano è per natura egoista, l'altruismo non forma parte della selezione naturale. Siamo tutti obbligati a scegliere tra il tornaconto personale (e quello delle persone a noi vicine, per un motivo o per un altro) ed il bene comune: la scelta ricade sempre e comunque sul proprio interesse e ciò è giustificato dal punto di vista genetico dalla necessità della continuazione ed evoluzione (od involuzione) della specie: voi cosa scegliereste tra un'informazione trasparente e corretta, che vi pregiudica o vi apporta qualsiasi tipo di danno, e riportare la verità in modo lacunoso e comunque consono ai propri interessi? La risposta ovvia è la struttura Delta, Δ come la variabile della disinformazione egoista che va combattuta».
«Basta RaiSet, servono Rai e Mediaset: la prima per fare un po' di cultura e lottare contro la mutazione antropologica pasoliniana, la seconda per fare da contraltare sviluppando il suo ruolo di cattiva maestra popperiana. Non sono sicura di quello che ho detto, ma penso di aver letto bene l'opuscolo dell'Opus che ho tra le mani», risponde Lei.

venerdì 10 giugno 2011

Riciclaggio di firme

A poche ore dai referendum del 12 e 13 giugno è venuto a galla un fatto scandaloso grazie alle indagini del NAF (Nucleo Antisofisticazione Firme). L'operazione "Metti la croce sulla firma" ha sgominato una banda di falsari, di cui non si conosce ancora l'identità (vista la loro abilità nel falsificare di tutto) che si dedicavano al riciclaggio di firme referendarie in un locale ricavato in parte dalle famose segrete di Castel Sant'Angelo, a pochi metri dal Palazzaccio (sede della Corte di Cassazione), da cui venivano prelevate le firme raccolte per gli ultimi referendum.
Quanto valgono la tua firma?
«Le indagini sono nate quasi per caso: avevamo per le mani degli assegni falsi, ma le firme delle girate erano autentiche. Ci siamo resi conto del fatto che forse c'era qualcosa che non andava. Facendo gli idonei accertamenti sulle identità dei giratari, abbiamo accertato che erano tutte di "Amanti della Democrazia" (così viene schedata la gente in Questura, quando si dedica attivamente alla politica senza chiedere nulla in cambio: le persone che raccolgono firme per un referendum per una causa nobile costituiscono un insieme di cittadini che vanno tenuti d'occhio). Da lì siamo risaliti ai falsari » rivela il Colonnello Sgamotutto, passato oggi al comando di questa nuova task force con l'unico scopo di prendersi il merito dell'operazione.
«Le firme venivano utilizzate non esclusivamente con fini delittivi, ma anche  in differenti altri ambiti come quelli delle raccolte di firme pro o contro: petizioni ralative alla TAV, all'Expo di Milano, al termovalorizzatore di Acerra, alla prostitute in strada, etc.».
«Il mercato delle firme referendarie è fiorente» ci spiega il Dr. Spendispandieffendi, esperto del Ministero del Tesoro, che collabora con gli inquirenti, «perché in giro non si trovano tante firme autentiche con cui fare magheggi di natura politico-economica».
«Una caratteristica importante di queste firme, che ne aumenta esponenzialmente il valore, è la loro motivazione: una persona che firma per un referendum ha normalmente degli ideali nobili, circostanza che rende la firma più credibile, seria e, quindi, capace di trarre in inganno poveri sprovveduti», argomenta il nostro grafologo di fiducia, il Prof. Scrivibene«se, in diritto ed in giurisprudenza, si parla di falso grossolano, qui ci troviamo di fronte ad un autentico grossolano».