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lunedì 11 luglio 2011

Doppio lavoro, niente lavoro

Il doppio lavoro è sempre stato un fenomeno tipico della vita sociale italiana, consistente nel fatto che un dipendente pubblico abbia anche un lavoro in ambito privato, da gestire esclusivamente in nero. La posizione estrema e forse un po' patologica del doppiolavorismo è il doppioderetanismo, in cui a duplicarsi sono solo le cariche pubbliche.
Sintomo di doppioderetanismo
«Tale disturbo si può manifestare nei politici che vincono più volte delle elezioni nel breve periodo: sentono che le loro natiche iniziano a crescere a dismisura, a pesare più di prima e ad avere bisogno di un maggiore riposo», prova a spiegare il Dr. Cazziemazzi, grande esperto di marketing politico e di malattie professionali della politica, «sicuramente si tratta di una reazione somatica, ma di sicuro porta i politici nostrani a credere che un paio di poltrone servano entrambe per garantire uno spazio ai loro accresciuti glutei: è il famoso effetto placebo della poltrona, ossia la sensazione di sollievo di avere un comodo posto su cui sedere ovunque si vada».
«Tale concentrazione di poltrone è un'offesa ai grandi numeri che in Italia fa la disoccupazione: bisognerebbe distribuire meglio le poltrone, considerando che anche l'indotto della vita politica (portaborse, prostitute, logopedi, think tank, giornalisti) è una grande fonte di lavoro per i giovani», è la dura critica di Demo Crazia, il nostro webmaster esperto di politica italiana online, quindi dei giovani e per i giovani.
«La cura per questa strana alterazione è a portata di mano: basta rendere gratuiti tutti gli incarichi pubblici, così come avveniva nelle democrazie dell'età classica», sottolinea il politologo, scienziato e sociologo J. Poltrone«mica è vero che poi così la politica si convertirebbe in qualcosa di elitario: in realtà, se ci si dovesse portare la poltrona da casa, ci sarebbe una rapida evoluzione verso un modello di politica in piedi, come se si trattasse di un vagone della metropolitana: senza posti a sedere, c'è più posto per tutti. Il risultato sarebbe un calo immediato della disoccupazione a livello nazionale».
«In realtà, i politici italiani sono come gli immigrati: fanno un lavoro che nessuno vuole fare. In molti dicono che "ci vuole culo" per fare politica, oltre ai giusti agganci: tale caratteristica innata (così come spiego nel mio ultimo libro "Terga graves, un elogio delle natiche pesanti") del politicien assis va coltivata, garantendo spazio pubblico al didietro di una persona che può fare molto per i didietro degli altri», precisa il Dr. Amato Poltrona, esponente politico di un partito a caso.

mercoledì 25 maggio 2011

Un partito dei seggi vuoti

La poltronite è la grande malattia della politica italiana? Il poltronismo porta a vedere un incarico politico come un obiettivo da raggiungere e, quindi, non come un mezzo per fare il bene pubblico? Ti aspetti che Natuzzi parli di poltrone e divani, ma non vorresti che i politici sentissero un interesse esclusivo per quei posti a sedere? La soluzione la si può trovare nel sito seggivuoti.it, la nuova frontiera della politica.
Svuotare il Parlamento, votando
«Per ora si tratta di organizzarci» afferma il webmaster Demo Crazia (il signor Crazia padre ha avuto da sempre un debole per la politica), «ma in futuro formeremo un vero partito politico con uno scopo ben preciso: canalizzare i voti che si perdono a causa delle schede bianche, delle schede nulle e dell'astensionismo».
«Le maggioranze che si formano a seguito di una tornata elettorale con il 40% di astensione e con un bel numero di schede nulle (in cui normalmente il voto va ad un calciatore famoso o ad una bella gnocca; a volte si opta anche per il classico "Vergogna!") sono assolutamente artificiali» argomenta Demo, «noi vogliamo essere eletti per poi garantire che i nostri seggi nei consigli comunali come in Parlamento saranno vuoti. E no, non vogliamo emolumenti e pensioni, a cui rinunceremo non appena eletti. Vogliamo dare un segnale forte rispetto al tema della rappresentanza diretta nella democrazia: è bello immaginare il Parlamento in seduta comune come se fosse il 2 agosto con un paio di pianisti sparsi in aula». «Vogliamo che la politica si renda conto che si può fare a meno dei politici, soprattutto a quei prezzi», conclude Demo.
«Questi hanno proprio intenzione di toglierci il posto: essere un parlamentare assenteista non può diventare una posizione ideologica, ci vuole talento e costanza per farlo, ma non cervello», dichiara allarmato l'onorevole Antonio Gaglione.