lunedì 20 giugno 2011

Piccole memorie di una sciacquetta - Capitolo III


Le buone maniere non erano esattamente il nostro forte. Il Galateo non serviva a niente se non si era in grado di fare una buona fellatio (da considerarsi come una caratteristica ancora più importante della bellezza fisica), ci veniva ripetuto spesso, mentre ci insegnavano i migliori metodi per togliere le odiose ma necessarie macchie di sperma dai capelli.

Da questo punto di vista il nostro mito era Catherine Ringer piuttosto che Monsignor Della Casa, visto che avevamo molte più cose da imparare dalla sua eclettica carriera artistica che dal bon ton di un religioso e letterato rinascimentale.
L'apoteosi della volgarità era a tavola: mangiavamo come vere signore tutti i giorni della settimana tranne la domenica. Il pranzo di un giorno di festa era una scusa fantastica per perdere i freni e disinibirsi con il cibo.
Il menù della domenica era un inno alla forma fallica: antipasto con asparagi di Bassano, primo piatto con cannelloni alla besciamella (era un piacere vedere sgorgare un liquido bianco dalla massiccia pasta cilindrica), il secondo era sempre un tipo qualsiasi di salsiccia, la frutta era ovviamente la banana ed il dessert non poteva non essere un lecca-lecca.
Tali delicatessen venivano consumate con rumori volgari, che richiamavano la suzione in ogni sua forma, sotto lo sguardo divertito della Madre Superiora Maria Vagina Addolorata, che approvava questa forma di apprendistato gastronomico-sessuale.
In qualche modo, comunque, imparavamo a comportarci in società, anche perché le lezioni di portamento della Contessa (caduta in disgrazia) Mazzadritta Assicurata spesso sconfinavano in aneddoti in cui ci veniva spiegato con dovizia di particolari come rimanere sedute a tavola con il busto eretto, mentre il vicino commensale ci metteva la mano fra le gambe. Ancora più difficile, così come ci raccontava la contessa, era sparire sotto il tavolo, perché in realtà era da considerarsi precluso ogni contatto sessuale fino al classico momento del dessert da degustare rigorosamente in un buon salotto (romano, se possibile).
La routine quotidiana al DoppiaM, quindi, mi stava preparando al meglio a quella che sarebbe stata la mia brillante vita da mantenuta del mondo della politica e dello spettacolo: era un grande sacrificio frequentare una scuola così rinomata, che formava solo le migliori ragazze. Ma era già tempo di iniziare il conto alla rovescia per me e per il mondo intero, che avrebbe dovuto aspettare il compimento del sedicesimo anno di età ed il termine dell'attività formativa scolastica per poter ammirare le mie forme voluttuose, a cui si abbinavano le caratteristiche che ogni donna dovrebbe avere: carisma, personalità e savoir faire (spero che nessuno avesse pensato alla cultura).



COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

Questo è un racconto in cinque puntate, scritto nella notte del 17 giugno 2011.
Un avviso è d'obbligo: ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti o esistiti è puramente casuale.
Sarà facile trovare le varie puntate, semplicemente cercando e cliccando sulla tag piccole memorie sciacquetta.
Non sarà possibile commentare, visto che durante questi giorni sarò assente (l'ultima puntata, quella del 22 giugno, si potrà commentare).
Se ti piace quello che leggi, ti suggerisco di copiare ed incollare il link di questo pezzo (o di uno che ti è piaciuto) in un'email da mandare a persone con una sensibilità affine alla tua (alla nostra, diciamo) o semplicemente farlo girare sulle reti sociali. Ovviamente, se avvisate qualche editore, ancora meglio.
In poche parole, vorrei essere presentato a persone che forse potrebbero apprezzare le cose che scrivo.
Faccio affidamento, in particolare, sulle persone (followers e non) che mi seguono tutti i giorni in questa ennesima avventura pseudo-letteraria (chi vuole può leggere il precedente racconto in sette puntate "La solitudine dei responsabili primi", facilmente rintracciabile all'interno del blog con la tag solitudine responsabili primi).
Grazie,